Lilli Gruber racconta il suo Sudtirolo

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Prende le mosse nel novembre 1918 a Pinzon il diario di Rosa Tiefenthaler, la bisnonna di Lilli (all’anagrafe Dietlinde) Gruber. E’ da qui che la giornalista altoatesina parte per raccontare la storia di una lacerazione, quella del Sudtirolo dall’Impero austrougarico. “Il nostro cuore e la nostra mente rimarranno tedeschi in eterno”, scrive Rosa sul suo diario. In un certo senso, a un secolo di distanza, poco è cambiato nella percezione della popolazione di lingua tedesca dell’Alto Adige oggi paradiso turistico per sciatori ed escursionisti. Nella premessa l’autrice tiene esplicitamente a smarcare il proprio lavoro da pretese storicistiche. Ciò nonostante il prodotto di due anni di ricerche, interviste, colloqui e viaggi – in Sudtirolo ma non solo – è un’efficace mediazione fra il romanzo storico, l’inchiesta giornalistica e la biografia familiare. Il merito di “Eredità. Una storia della mia famiglia fra l’Impero e il nazismo” (Rizzoli,  360 pagine, 18,50 euro) è quello di raccontare agli italiani – soprattutto a loro, ma non solo a loro – la lacerazione di un popolo di cui Lilli Gruber si sente innegabilmente parte. A distanza di anni, luoghi ed esperienze l’inviata di guerra autrice di reportage e inchieste da tutto il mondo non rinuncia a considerare il Sudtirolo la sua Heimat. Eppure, proprio in virtù del suo vissuto, riesce a raccontarlo con un linguaggio e con un inquadramento cronologico, geografico e valoriale comprensibile anche a chi a questo mondo non appartiene.

Seguendo fino a poco prima del secondo conflitto mondiale, dove si interrompe, il fil rouge del diario della bisnonna, Lilli Gruber percorre la storia familiare, ma anche la Storia dei grandi fatti e personaggi. La giornalista decide così di indagare il ruolo e la figura della zia Hella, insegnante delle “Katakombenschule” (le scuole clandestine sorte a seguito del divieto imposto dai fascisti di fare lezione in tedesco) divenuta poi convinta sostenitrice di Adolf Hitler e spedita per questo al confino in un Sud Italia completamente alieno, sconosciuto e per certi versi incomprensibile, che solo con il tempo inizierà a conoscere ma che dopo qualche mese finirà per conquistare e apprezzare nonostante le diversità.

Silvia Fabbi

 

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