Aria nuova in Transnistria

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Al centro l'ex presidente Smirnov

Non la conoscono in molti. Il grande pubblico per lo più ne ha letto nel romanzo “Educazione siberiana” di Nocolaj Lilin. Eppure la Transnistria, una striscia di terra lungo il fiume Nistro che separa Moldavia e Ucraina, abitata da poco più di mezzo milione di persone, è uno dei pezzi d’Europa politicamente più affascinanti degli ultimi 20 anni. Non riconosciuta da nessuno, è però indipendente di fatto dal 1990, e dal 1990 fino a domenica scorsa era stata guidata dallo stesso presidente, Igor Smirnov.

Una scheggia di impero sovietico arrivata intatta fino ventunesimo secolo, un buco nero internazionale perfetto per smerciare quel che rimaneva dell’arsenale militare dell’Armata rossa e specializzatosi in diversi traffici.

Ora la Transnistria sembra cambiare pagina. Domenica scorsa, giorno di Natale il ballottaggio ha eletto Yevgeni Shevchuk, nuovo presidente. Con il 76,4% dei voti, Shevchuk, 43 anni, ha battuto lo sfidante Anatoli Kaminski, candidato legato alla Russia.

Cambierà qualcosa, anche nel riconoscimento internazionale di Tiraspol? Vedremo. Intanto, per capirne qualcosa di più possiamo rileggerci il reportage da Moldavia e Transnistria di Mauro Buffa.

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