“You’ll Never Walk Alone” ecco perché Carlo Cottarelli ama l’inno dei tifosi del Liverpool

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Carlo Cottarelli “All’inferno e ritorno. Per la nostra rinascita sociale ed economica” Feltrinelli 2021

Per spiegare come affrontare la ricostruzione dell’economia e della società italiane nel dopo pandemia Carlo Cottarelli, dopo molti trattati di economia, ha scritto quello che definisce un libro dichiaratamente politico.”All’inferno e ritorno” è scritto con il linguaggio semplice e pragmatico che contraddistingue i libri che l’economista ha scritto dopo il ritorno in Italia, dove si è dedicato alla divulgazione – tramite il suo Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, con tanti libri e articoli, ma anche attraversando il paese in lungo e in largo partecipando a centinaia di presentazioni e di dibattiti.

Dopo un’analisi molto lucida della situazione economica italiana pre-pandemia e, come dicevo, una chiara descrizione dello straordinario sforzo europeo che ci ha salvato dal baratro, il libro si sofferma su un’agenda politica “per la nostra rinascita sociale ed economica.” Perché un libro politico anche se “scritto da chi politico non è?”
“È un libro politico perché se si vuole ridisegnare l’economia e la società italiana, e quindi discutere del ruolo dello stato in questa evoluzione, bisogna ripartire dai fondamentali, da quelle che sono le idee, le ancore ideologiche da cui poi derivano tutte le altre cose, perché sono quelle che definiscono il tipo di società in cui vogliamo vivere. Ci ho riflettuto molto dopo il mio rientro in Italia. La politica si è sempre più ridotta a un ‘ti prometto questo o quell’altro’ senza spiegare perché, quali siano le priorità. Invece secondo me occorre delineare i punti principali e poi da lì derivare le azioni che si vogliono compiere. Altrimenti ci affidiamo ai leader carismatici, alla speranza che tutto si sistemi, anche ripetendo le cose che abbiamo fatto in passato…”.
Ci vuole, scrive nel libro, un’ideologia, anche se è una parola che fa paura e, dice, gli consigliano di evitare usando invece “visione,” o “missione,” magari in inglese che suona più moderno.
Invece “è necessario fare questo per non cadere nel tatticismo, nelle decisioni prese in base a quello che sembra essere l’interesse immediato. Senza un’ideologia la politica diventa personalismo e fede nel capo carismatico.”

L’idea per sviluppare la sua ideologia Cottarelli la trova nella Costituzione italiana, nell’articolo 3 che dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Partendo da questo principio fondamentale Cottarelli arriva al concetto di uguaglianza di possibilità come ideologia fondante della sua agenda politica che comporta “lasciare operare il criterio del merito, e poi applicare un adeguato livello di solidarietà perché di solito i primi sono stati anche più fortunati degli ultimi.”

“In Italia c’è una carenza di uguaglianza di possibilità e di applicazione del principio del merito. C’è un tentativo di redistribuzione che pero fallisce perché la torta diventa sempre più piccola (c’e’ poco da redistribuire), ma anche una carenza della politica di partire dalle idee principali.”
Invece è “particolarmente importante per i suoi risvolti di efficienza economica, punto essenziale per un paese che, anche in una fase pre-COVID, aveva un reddito pro capite uguale a quello di vent’anni prima. Proprio perché abbiamo un problema di crescita non possiamo permetterci il lusso di pregare le risorse dei giovani che, pur avendo talento, nascono e crescono senza adeguate possibilità e finiscono per perdere quella capacita produttiva che potrebbero offrire alla società (o vanno all’estero). Dall’altro rendere effettivo il principio dell’uguaglianza di possibilità consente di lasciare operare il criterio del merito come criterio di allocazione di allocazione delle risorse – una priorità dal punto di vista economico.”
Premiare il merito è la base di una società meritocratica, non basata sulle cordate, le amicizie, le lobby. Responsabilizzare le persone. Spetta allo stato dare una possibilità a tutti. Spetta a noi sfruttare questa possibilità, scrive in “All’inferno e ritorno”.

Il merito però deve essere moderato da politiche di solidarietà e ridistribuzione. “I vincitori, quelli che “ce la fanno,” sono in media anche i più fortunati – anche solo per ‘fortuna genetica:’ che merito c’è nell’essere nati bravi? Quello non è più un merito, e quella parte va redistribuita. Ricordiamoci come dice Guccini che ‘alla fine tutti avremo tre metri di terreno’ …. Non montiamoci troppo la testa…
Bisogna anche evitare tensioni sociali date dalle troppe disuguaglianze. Esiste una correlazione tra uguaglianza dei risultati e uguaglianza nei punti di partenza – lo dimostra la cosiddetta “Curva del Grande Gatsby,” pubblicata dall’economista Alan Krueger nel 2021: per far funzionare l’ascensore sociale occorrono anche politiche di redistribuzione.”
Cottarelli, che ama suonare la chitarra e spesso utilizza testi di canzoni come incipit dei capitoli dei suoi libri, preferisce quindi l’inno dei tifosi del Liverpool “You will never walk alone,” Non camminerai mai da solo, un inno alla solidarietà, a “Imagine” di John Lennon – simbolo di una utopica parità dei punti di arrivo. “Quest’ultima spegne gli incentivi a crescere e creare vere “opportunità di cittadinanza” per tutti.

Dare a tutti la possibilità come indicato dalla Costituzione, di mirare “al pieno sviluppo della persona umana” significa garantire l’uguaglianza di possibilità: creare un paese in cui tutti, indipendentemente dalla nascita, abbiano la possibilità di esprimersi al meglio e realizzare il proprio potenziale di vita.” “Non si può garantire l’uguaglianza nei punti di arrivo… ma la possibilità di raggiungere ciò a cui si aspira, con il solo vincolo delle proprio capacita,” scrive Cottarelli.

Dal principio a un’agenda politica

Dopo aver spiegato la genesi dei suoi principi, Cottarelli affronta nella seconda parte del libro la sua agenda politica: nella pratica, quali dovrebbero essere le politiche per la società che vogliamo. In pagine fitte di dati ed esempi concreti, Cottarelli inserisce al primo posto la scuola pubblica – per troppi anni la “Cenerentola della spesa pubblica italiana” – e al secondo posto la sanità – condizione minima per consentire il pieno sviluppo della persona umana. Seguono (dopo un troppo breve accenno ai sostegni per le persone con disabilità) diverse interessanti osservazioni sull’uguaglianza di possibilità tra generazioni che si articolano sulla sostenibilità ambientale e quella finanziaria (lasciare i conti a posto per le future generazioni), compresa la crisi demografica. Sempre tra le priorità dell’agenda: l’uguaglianza di possibilità per genere e tra regioni italiane.
Per approfondire questa agenda politica (che include anche un’ampia discussione sulla tassazione progressiva) diamo appuntamento a Carlo a venerdì 9 aprile per una conversazione organizzata dal Teatro Cristallo in diretta sulla pagina Facebook, nella quale gli chiederemo tra le altre cose se il ritorno dall’inferno, auspicato nel libro, è veramente cominciato e se vede i soldi europei come potenzialmente utili a creare più “opportunità di cittadinanza” in Italia. Senza dimenticare di chiedergli quale canzone descrive al meglio questa terra di mezzo in cui ci troviamo ora – con lo sguardo alla realtà post-pandemia ma con la mente bloccata da autocertificazioni e curve dei contagi.

Simonetta Nardin

Il 9 aprile alle 18 sulla pagina Facebook del Teatro Cristallo di Bolzano verrà trasmessa un conversazione con Carlo Cottarelli sul suo libro “All’inferno e ritorno. Per la nostra rinascita sociale ed economica” (Feltrinelli).

Crediti immagine di apertura: quirinale.it (via Wikipedia)

di Simonetta Nardin

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