I luoghi della Grande Guerra: itinerario tra storia e montagna

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Sono passati cinque anni da quando lo storico Marco Mondini ha pubblicato per Il Mulino: “Andare per i luoghi della grande guerra“, un itinerario creato esplicitamente per offrire “Un percorso culturale nelle sfumature della guerra italiana che ha poco da spartire con le molte guide turistiche, ampiamente diffuse negli ultimi anni e in taluni casi eccellenti, che vogliono condurre l’escursionista, moderno pellegrino, attraverso i campi di battaglia di 100 anni fa”.

Un libro che è, invece, il tentativo di liberare lo sguardo sulla Grande Guerra “da quei luoghi comuni che impediscono di scorgere con lucidità le molte e complesse sfaccettature di una grande impresa collettiva, mal preparata e spesso mal condotta, ma per molti aspetti (e incredibilmente) di successo. È la storia di questa impresa che ho cercato di raccontare, seguendone le tracce nei paesaggi, nella memoria e nei racconti”.

Una storia che a cinque anni dalla pubblicazione del volume ha aumentato e non diminuito la sua carica suggestiva.

Anordestdiche ha quindi chiesto a Mondini, docente di Storia dei conflitti all’Università di Padova nonché ricercatore associato all’Istituto storico italo-germanico di Trento e al Cnrs di Parigi, di selezionare tre luoghi in grado di rappresentare al meglio quel che fu il primo conflitto mondiale sul fronte italiano e la sua memoria. Località in grado di affascinare anche il viaggiatore curioso che, proprio grazie al fascino di questi luoghi, deciderà di approfondire l’argomento attraverso i libri di Mondini e non solo.

Proposta accettata dopo debita premessa: “I luoghi che ho inserito nel libro e che vi indicherò sono tutti raggiungibili con una prudenza relativa”. Detto altrimenti, prima di partire organizzatevi adeguatamente, valutate altitudini e clima e, nel caso, appoggiatevi a una guida.

Luoghi della Grande Guerra: l’Adamello

Chiarito il punto, il primo luogo scelto da Marco Mondini è l’Adamello, (leggi come arrivarci) più in particolare il rifugio Caduti dell’Adamello. “Non lo si raggiunge facilmente, ma è un percorso che può affrontare anche chi non è un alpinista. E’ un itinerario bellissimo e impegnativo, si cammina in mezzo ai proiettili e rende molto bene l’idea dei luoghi in cui si trovarono a combattere i soldati. Il rifugio è anche il simbolo di una memoria pacificata”.

Rifugio ai caduti dell’Adamello

A poca distanza dal rifugio fa ancora bella mostra di sé l’“Ippopotamo“. “Un cannone da 149 che pesava sei tonnellate, di cui tre la sola canna. Per spostarlo non esisteva alcun altro mezzo che smontarlo e issarlo a forza lungo i pendii. Ci vollero oltre due mesi per posizionarlo sulla Cresta Croce”.

Un luogo che Mondini sconsiglia di raggiungere. “Se non si è veri alpinisti è meglio lasciar perdere, mette i brividi. Eppure gli alpini riuscirono a collocarci un cannone dai sei tonnellate”. Tra loro, il nonno di Mondini.

Grande Guerra: Cima Grappa

Sacrario militare Coma Grappa da Wikipedia

Il secondo luogo scelto da Mondini è Cima Grappa. “Come per l’Adamello, si incrociano motivi famigliari e storici. Io sono nato ai piedi del Grappa e storicamente fu una serratura che gli austriaci tentarono di forzare in tutti i modi. L’intero Monte Grappa è un museo a cielo aperto, il sacrario è un luogo molto affascinante, ma il più interessante non si trova all’esterno, ma dentro la montagna: la galleria Vittorio Emanuele III che si snoda per chilometri partendo da sotto al sacrario.

E’ il migliore esempio di ingegneria militare della Grande Guerra e fu realizzata scavando una fortezza nelle viscere della montagna. E’ visitabile solo il primo tratto di circa 800 metri perché è molto complicato mantenerla in sicurezza nella sua interezza, ma anche solo quel tratto restituisce compiutamente cosa significava combattere la guerra in montagna in quel periodo”.

Luoghi della Grande Guerra: Sacrario di Redipuglia

Sacrario di Redipuglia da Wikipedia

Il terzo luogo è anche quello in cui termina l’itinerario del volume edito da Il Mulino: il Sacrario militare di Redipuglia.  Mondini consiglia di abbinarci una visita al colle o (monte) San Michele che dista pochi minuti: “E’ l’emblema più inquietante di quel che fu il massacro della Grande Guerra. Il colle fu preso e perduto numerose volte. Fu un capitolo a sé per il livello di violenza raggiunto negli scontri, spesso decisi da mischie brutali all’arma bianca, ma anche per la rassegnata, quasi suicida determinazione con cui i soldati dell’una e dell’altra parte la affrontarono subendo un tasso di perdite da far impallidire le carneficine di tutti gli altri fronti continentali.

Oggi, tra i resti della prima linea italiana e la cima presidiata dagli austriaci, corrono poche decine di metri occupati da un grazioso bosco. Vale la pena visitare quel tratto, magari portandosi dietro un libro di poesie di Giuseppe Ungaretti che in quella zona rischio la vita diverse volte”.

Per chi lo avesse dimenticato la notissima poesia di Ungaretti “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” si intitola “Soldati” e fu scritta nel 1918.

 

Massimiliano Boschi

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