Moebius a Pordenone, una mostra da visitare a PAFF!

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Moebius a Pordenone: la mostra “Moebius. Alla ricerca del tempo” è aperta fino al 13 febbraio a Villa Galvani, immersa nell’omonimo parco a ridosso del centro storico, dove architetture contemporanee integrano la villa storica. Qui ha sede PAFF!, acronimo di Palazzo Arti Fumetto Friuli. Un centro espositivo e una sede di formazione interamente dedicato alla nona arte, fondato nel 2018 da Giulio De Vita e gestito dall’Associazione Vastagamma APS con il sostegnio della Regione Friuli-Venezia Giulia e del Comune di Pordenone.

paff! pordenone

Villa Galvani

Jean Giraud, ovvero Moebius

Il fumettista francese Jean Giraud, più noto con gli pseudonimi di Moebius e di Gir, scomparso nel 2012, è stato uno dei maestri del fumetto e dell’illustrazione di genere fantastico e fantascientifico. Immense le sue influenze sull’immaginario contemporaneo, basti pensare ai suoi lavori per il cinema, come disegnatore dei costumi per Tron di Steven Lisberger (film Disney dell’82) e per Alien di Ridley Scott (del ’79) e prima ancora per il progetto di Dune, il film kolossal mai realizzato da Alejandro Jodorowsky.

Quel film, che sarebbe dovuto durare 12 ore, non si farà mai, ma la collaborazione con Jodorowsky continuerà sfociando ne L’Incal, serie a fumetti pubblicata negli anni Ottanta sulla rivista francese Métal Hurlant fondata nel 1974 dal collettivo Les Humanoïdes Associés, di cui lo stesso Jean Giraud faceva parte. L’Incal, saga poi raccolta in un volume di oltre 300 pagine, è considerato una delle pietre miliari del fumetto di fantascienza.

 

l'incal

Una riproduzione dell’Incal, il misterioso oggetto al centro dell’omonima opera

Le atmosfere senza tempo create dalle sue tavole, dove astronavi futuristiche attraversano deserti sconfinati punteggiati da colossali statue di pietra di antiche cività sepolte, ispirarono anche George Lucas, il creatore della saga di Star Wars. Il tempo – dilatato, e con la compresenza di epoche tra loro diversissime – è un punto centrale dell’opera del maestro del fumetto fantastico. L’œ che si ritrova in uno dei sue due pseudonimi (da pronunciare come ö alla tedesca) altro non è che il nastro di Moebius, un loop infinito dove non c’è inizio e non c’è fine. «Mi sarebbe piaciuto fare l’archeologo» ha detto Moebius, «andare sui siti archeologici, con un pennello, prendere appunti e dopo vedere le mie cose in un museo».

Il personaggio di Arzach, che esordì nel 1975 su Métal Hurlant, è protagonista di una lunga saga in cui il suo nome cambia ortografia in ogni episodio, mutando in Harzak, Harzach, Arzach e così via, un’etimologia che ha al centro la parola “arte”, spiega Isabelle Giraud, direttrice artistica di Moebius Production, che cura i testi che accompagnano le sezioni della mostra. Come un Don Chisciotte del futuro, Arzach è un guerriero solitario che attraversa il deserto in sella al suo fedele compagno di avvenutre, uno pterodattilo robotico. Nel corso degli anni compare come un giovane e come un vecchio, in un continuo andirivieni temporale che sfugge alle cronologie canoniche.

moebius grubert

Il maggiore Grubert, protagonista de Il Garage Ermetico di Moebius

La mostra a PAFF!

Quella visitabile a PAFF! fino al 13 febbraio è la piu ampia mostra realizzata in Italia dedicata a Moebius. È organizzata da Comicon che l’ha allestita per la prima volta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli da luglio a ottobre 2021. In esposizione ci sono trecento opere di Moebius, di cui 153 disegni originali e 174 riproduzioni di vario tipo: incisioni con autografo, stampe d’arte a tiratura limitata con autografo, stampe su Dbond, riproduzioni digitali e scenografiche.

Completano il percorso espositivo alcune opere in realtà aumentata e Metamœbius, un documentario di 52 minuti di Damian Pettigrew e Olivier Gal che raccoglie numerose testimonianze del fumettista francese. Il biglietto intero costa 8 euro, tutte le informazioni sul sito del centro.

Moebius e l’Italia

Particolare il rapporto tra il grande fumettista d’oltralpe e l’Italia. «Fu in Italia, e con gli italiani, che si stabilì un rapporto quasi filiale con un pubblico più vasto e sempre più familiare, che non esitò a riferirsi a Jean come al “Maestro”» si legge nelle note di Isabelle Giraud. Tra coloro che accolsero e amarono Moebius ci furono intellettuali come Umberto Eco e Federico Fellini, conosciuto tramite l’amico comune Milo Manara. Fu nel 1984 che durante un soggiorno a Venezia il fumettista conobbe Isabelle, in occasione di una mostra intitolata “Jean Gir: il nuovo Moebius”.

In quel periodo Giraud risiedeva a Venice, in California, dove concepì il libro Venezia Celeste. Molto stretto poi il legame con Napoli, dove Giraud conobbe Claudio Curcio, tra i fondatori e presidente del festival Comicon, che è all’origine della mostra ora allestita a Pordenone. Nella città partenopea Moebius ambientò suoi racconti a fumetti Vedere Napoli e Muori e poi vedi Napoli. In quest’ultimo Moebius scrive: «È strano, ogni volta che lavoro su una storia che riguarda Napoli non ci sono problemi: tutto fila liscio. Napoli ha qualcosa che mi affascina, che mi tocca sempre in un modo speciale…».

G.T.

In copertina: Moebius, Arzach e il suo pterodattilo, foto di una riproduzione in mostra. Tutte le foto sono di Giulio Todescan

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