Montagne magiche: 3 film tra miti, religione ed esoterismo al Trento Film Festival

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Vulcani, grotte, vette inaccessibili venerate in quanto sacre o temute perché abitate dal diavolo: le credenze e i miti che da sempre circondano la montagna sono al centro di tre film presentati in concorso alla 69esima edizione del Trento Film Festival, iniziato il 30 aprile in forma ibrida (in presenza e online) e che si conclude il 9 maggio, ma con la possibilità di guardare i film in streaming web estesa fino al giorno 17.

Si tratta di Mundo dell’artista e regista cilena Ana Edwards, di Espiritos e Rochas: um Mito Açoriano della regista svizzero-turca Aylin Gökmen, e di The Magic Mountain dei registi Eitan Efrat e Daniel Mann basati rispettivamente a Bruxelles e a Londra.

1. Mundo

Il cortometraggio documentario Mundo (Cile, 2020, 19′, anteprima italiana, qui il link per la visione online) è girato all’interno della comunità Aymara, cui appartiene l’anziana pastora Matilde, che vive da tempo sugli altipiani lungo le frontiere di Cile, Bolivia, Perù e Argentina. Dopo le campagne di evangelizzazione spagnola, una seconda ondata di conversioni ha investito questa comunità negli ultimi decenni. Ora gli Aymara credono nel cielo piuttosto che nella Terra. Secondo il credo che hanno adottato, la Terra è il dominio di Satana.

Un tempo questa popolazione adorava le pietre, le rocce e le montagne, mentre ora, come spiegano le concitate omelie del pastore che predica nella loro chiesa, il mondo naturale è considerato come un luogo minaccioso dominato dal diavolo. Al posto della Pachamama, ora Matilde adora un’entità esterna al mondo e astratta, anche se il fascino magnetico delle vette innevate che la circondano continua ad avere effetto su di lei.La regista Ana Edwards ha realizzato il film come progetto di un master di Antropologia visiva.

2. Espiritos e Rochas: um Mito Açoriano

In selezione a Locarno nel 2020 nella sezione Pardi domani e al Sundance nel 2021, Espiritos e Rochas: um Mito Açoriano (Svizzera, Portogallo, 2020, 14′, documentario, anteprima italiana, qui il link per lo streaming) è un cortometraggio ambientato nelle isole Azzorre, nel mezzo dell’oceano Atlantico. I colori tropicali di questo ambiente naturale mozzafiato vengono trasfigurati in un opaco bianco e nero che restituisce il senso di mistero di cui è intriso il cortometraggio. Sullo sfondo di un incombente vulcano dormiente, il lavoro quotidiano di agricoltori e pastori si svolge tra labirinti di muretti a secco, simboli dell’opera millenaria dell’uomo. Ma la natura tornerà a farsi sentire, e la comunità dell’isola tornerà a riunirsi nella piccola chiesa affacciata sul mare e camminare in processione tra le vie del paese.

Su un’isola vulcanica, gli abitanti sono intrappolati in un ciclo senza fine: la minaccia di eruzioni e terremoti imminenti e il peso dei traumi del passato incombono su di loro. Alcuni attingono al mito e alle credenze religiose per interpretare la loro situazione precaria, mentre altri dimostrano resistenza, ricostruendo i loro villaggi dalle rocce vulcaniche. Rispecchiando l’atmosfera eterea dei paesaggi dell’isola, il film assume gradualmente l’aspetto delle storie che racconta. La regista Aylin Gökmen confeziona un film formalmente perfetto e di grande impatto emotivo, che forse avrebbe meritato uno sviluppo maggiore, in un medio o lungometraggio.

3. The Magic Mountain

The Magic Mountain (Belgio, 2020, 67′, documentario, anteprima italiana, qui il link allo streaming) si concentra su tre luoghi in Europa dove sono stati scavati nella roccia tunnel, cave e grotte. Questi punti di contatto, in cui la superficie della terra è alterata e stretti cunicoli consentono l’accesso verticale al sottosuolo, sono siti di conoscenza speculativa da cui derivano e circolano credenze, immaginari e aneddoti storici non ufficiali. Esplorando questi luoghi sotterranei, il documentario di Eitan Efrat e Daniel Mann affronta l’insaziabile desiderio di trarre dal suolo risorse naturali, ma anche e soprattutto modi di conoscere, sentire e vedere il mondo.

«Il nostro film è il risultato di una lunga ricerca su diverse pratiche che la gente fa sulle montagne europee, su come le loro pratiche hanno a che fare con cose che sono visibili e cose che sono invisibili, e su come la nostra videocamera e i nostri mezzi di ripresa possano effettivamente catturarle» spiega il regista Eitan Efrat. Il primo capitolo, “Radon”, ci conduce nei tunnel minerari nel cuore delle montagne di Bad Gastein, località termale austriaca famosa per le sue sorgenti calde e radioattive. Le ex miniere d’oro sono state riconvertite in gallerie terapeutiche per sfruttare le proprietà curative che il gas radon ha se gli si viene esposti a basso dosaggio. Il secondo capitolo, “Aion A”, è dedicata a Emma Kunz, guaritrice, ricercatrice e artista svizzera che curava i malati con impacchi di polvere di rocce alpine (la roccia curativa Aion A è tutt’ora in vendita). Kunz esprimeva le sue conoscenze “magiche” attraverso disegni geometrici che hanno qualcosa di ipnotico ed esoterico. Il terzo capitolo, “Pearls”, è ambientato nei monti Sudeti, in un vasto sistema di gallerie scavate dai nazisti durante l’occupazione della Polonia. A Ludwikowice un monumento circolare di cemento indica il luogo in cui si sarebbero registrate anomalie gravitazionali, dove leggende medievali parlano di ritrovi di streghe e leggende più recenti di incontri tra nazisti e alieni.

Giulio Todescan

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