Paesaggi che cambiano: sette film raccontati dai registi (pensando a Zanzotto)

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Mercoledì 18 ottobre alle ore 20.30 prende il via, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, la nuova stagione della rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon, e dedicata ad Andrea Zanzotto (1921-2011). Tra ottobre e dicembre 2023 sono in programma sette proiezioni accompagnate da dialoghi con registi, autori, addetti ai lavori o esperti dei temi dei film presentati.

La prima proiezione

Si inizia mercoledì 18 ottobre alle ore 20.30 con due proiezioni in collaborazione con Edera Film Festival (serata di apertura a ingresso libero): Lettera da Borgo Nuovo di Matteo Di Fiore (Italia, 2022, 40’), Premio speciale Paesaggi che cambiano della Fondazione Benetton Studi Ricerche all’edizione 2023 dell’Edera Film Festival, e Macerie di Federico Maria Mazzarisi (Italia, 2022, 20’), presentato all’Edera Film Festival 2023 nella selezione ufficiale Cortometraggi.

Intervengono Matteo Fiore, regista di Lettera da Borgo Nuovo; Alessandro Padovani, sceneggiatore di Macerie; Gloria Aura Bortolini e Giuseppe Borrone (in collegamento), direttori artistici dell’Edera Film Festival.

Borgo Nuovo è il quartiere da cui sorgono le ultime case di Palermo. Le finestre si specchiano l’una nell’altra e da una di queste il regista ci racconta il luogo in cui è nato, dove la madre è cresciuta e che adesso sperano di lasciare, immaginando un altro posto da chiamare casa.

Lettera da Borgo Nuovo è un’indagine interiore, che è sia ricordo d’una vita precedente sotto forma di lettera che bilancio esistenziale collegato agli archivi storici e privati, su cosa significa vivere in un mondo alla rovescia dove il proprio quartiere di origine, il luogo in cui si è nati non è più casa ma prigione.

«Il film Lettera da Borgo Nuovo» racconta Simonetta Zanon «ha vinto il Premio speciale “Paesaggi che cambiano”, assegnato dalla Fondazione Benetton nell’’ambito dell’Edera Film Festival, e destinato a un’opera particolarmente significativa per il tema del paesaggio, nel suo continuo evolversi, e per lo sguardo sulla relazione delle persone e delle comunità con i propri luoghi di vita. Riprendendo il quartiere periferico di Palermo in cui è nato e cresciuto, il giovane regista ne mette in evidenza tutte le difficoltà e le contraddizioni, intrecciando in modo assolutamente naturale ed efficace il racconto del degrado e della mancanza di prospettive dei suoi abitanti con quello del proprio legame personale con un luogo dal quale, pur sentendosi in qualche modo intrappolato, sembra non riuscire a emanciparsi veramente».

«Borgo Nuovo – prosegue Zanon –, la cui quotidianità viene restituita con uno sguardo delicato ma senza fare sconti, anche grazie all’attenzione e cura estrema di inquadrature, dettagli e suoni, appare infatti come uno spazio esistenziale, la cui asprezza si attenua quando entrano in gioco quegli elementi immateriali che trasformano ogni luogo in qualcosa di unico e irripetibile per chi lo vive, denso di significato e emozioni, contenitore di esperienze vissute, degli affetti più cari, dei desideri e delle aspirazioni, in grado di evocare immediatamente ricordi, stati d’animo, pensieri. Dalla casa, che per Matteo inizia nel salone e finisce nella montagna (punto di riferimento e presenza costante della “mappa della sua vita”), si avvia la relazione col mondo e, in questo senso, il film esprime l’esigenza condivisa di un salto di qualità, per l’autore della lettera, per gli abitanti del quartiere e per tutti i cittadini del mondo. Un passaggio, questo, che appare possibile se consideriamo la relazione tra l’assetto dei luoghi e la qualità di vita degli abitanti, così come quella tra il paesaggio e il benessere di individui e comunità, come dati acquisiti (almeno in linea teorica) perché sappiamo bene che vivere in un ambiente sicuro, sano, stimolante e armonioso dovrebbe essere un diritto di tutti».

“Le macerie”, che danno il titolo al secondo film in programma nella serata di apertura del ciclo, sono ciò che rimane dopo un terremoto. Quello che era una casa perfetta diventa improvvisamente soltanto polvere e calcinacci. C’è chi in quelle macerie ci vede un mondo passato, e chi ci vede un mondo nuovo. Nino è arrivato fino alle rovine del Grand Hotel per cercare la madre Azzurra, che lo ha abbandonato dieci anni prima, riportarla a casa e avere risposte, ma c’è una persona che non si aspettava: Malatesta, un ragazzo della sua età che sembra avere una relazione con la madre. Con lui e lo zio Pasqualone, Azzurra vuole rimettere a posto l’albergo e riportarlo ai fasti del passato. La gelosia di Nino lo spingerà all’estremo, portandolo però a scoprire la verità sull’abbandono di sua madre.

Gli altri appuntamenti in programma

Mercoledì 25 ottobre ore 20.30: L’ombra del fuoco di Enrico Pau (Italia, 2023, 64’)

Nel luglio del 2021, in Sardegna, un terribile rogo divampa all’improvviso devastando l’estesa area del Montiferru nell’Oristanese: un intero ecosistema viene distrutto, ridotti in cenere boschi e uliveti secolari, ferito per sempre l’olivastro millenario di “Sa tanca manna”. Dopo il disastro, l’economia dei luoghi è sconvolta, mentre le persone vagano nel paesaggio sfigurato come fossero fantasmi, alla ricerca di una memoria di cui non riescono più a trovare traccia; gli alberi non torneranno, tutto è irrimediabilmente perduto. Eppure, in mezzo a quella desolazione si sente inaspettato il canto delle cicale. Una piccola troupe segue per un anno le stagioni del fuoco, ascolta le voci della popolazione locale, ne condivide i canti, i rituali e il dolore, assistendo via via al miracolo della natura che rinasce.

Intervengono il regista Enrico Pau e Giuseppe Mariano Delogu, docente a contratto Università di Sassari (in collegamento).

Mercoledì 8 novembre ore 20.30, in collaborazione con Sole Luna Doc Film Festival: Dear Odesa di Kyrylo Naumko (Italia, 2022, 52’)

Spaventato di perdere il legame con la sua città natale, Kyrylo ritorna ad Odessa. Cercando di scoprire cosa vuol dire “casa”, parla con Olha e Mykyta, che non solo vivono a Odessa, ma che sono anche sua madre e il suo amico d’infanzia. Le strade della città diventano un potentissimo catalizzatore della memoria, portando alla luce ricordi ormai sopiti. Com’era la vita a Odessa cinque giorni prima dell’inizio della guerra? E oggi? Ci viene mostrato un paese in attesa, in cui tutto sembra apparentemente normale: la vita di tutti i giorni va avanti, ma ci vuole tanto coraggio sapendo che il proprio paese potrebbe essere attaccato da un momento all’altro.

Intervengono Chiara Andrich, direttrice artistica del Sole Luna Doc Film Festival, e Lydia Gasparini, montatrice.

Mercoledì 15 novembre ore 20.30: La fornace degli artisti di Dimitri Feltrin (Italia, 2023, 64’)

La Fornace Guerra-Gregorj non rappresentò per Treviso soltanto un luogo di lavoro nella produzione di materiali edili, ma fu trasformata dalla famiglia Gregorj in un autentico atelier d’arte decorativa in ceramica, giungendo, a cavallo tra XIX e XX secolo, a influenzare il gusto a livello internazionale.

La fornace diventò un vero e proprio punto di riferimento per molti artisti dell’epoca, sia affermati che giovani talenti sul punto di sbocciare. Nella cosiddetta “sala degli artisti” erano soliti ritrovarsi a studiare, sperimentare e lavorare pittori e scultori del calibro di Pietro Murani, Luigi Serena, Antonio Carlini, ma anche i celebri Gino Rossi e Arturo Martini.

Legatissima alla storia della sua famiglia, la signora Luisa Gregorj ne preserva con meticolosa cura la memoria e ci accompagna con delicatezza e amore a conoscere uno dei luoghi più importanti della storia culturale e manifatturiera trevigiana contemporanea.

Intervengono il regista Dimitri Feltrin e Luisa Gregorj, proprietaria della fornace Guerra Gregorj.

Mercoledì 22 novembre ore 20.30, in collaborazione con Trento Film Festival: Movimento fermo di Silvy Boccaletti (Italia, 2023, 74’)

È un movimento fermo quello delle traiettorie di Giacomo, Maria e Sandro, tre personaggi che incarnano una diversa idea di montagna. Figure dinamiche e sfaccettate che si muovono e smuovono gli spazi marginali dei territori alpini, prealpini e appenninici, lontani da montagne vetrina, per riscattarne le peculiarità materiali e immateriali. Svelano, dietro a un’apparente semplicità, una poliedrica abilità nel “saper fare” e nel dialogare con scale diverse, locali e globali, realtà fisiche e virtuali. Entrano ed escono con naturalezza dai luoghi di montagna, traendo ispirazione dai lasciti culturali delle economie montane del passato, ma anche riscrivendo e reinventando nuove pratiche, in cui si possono intravedere progetti orientati a bilanciare il rapporto spesso asimmetrico tra mondo rurale e urbano.

Intervengono la regista Silvy Boccaletti; Luana Bisesti, direttrice del Trento Film Festival; Rosanna Stedile, coordinatrice del programma cinema Trento Film Festival; Mauro Varotto, docente di Geografia all’Università degli Studi di Padova.

Mercoledì 6 dicembre ore 20.30: Dove nuotano i caprioli di Maria Conte (Italia, 2021, 58’)

L’acqua del Cadore racconta una molteplicità di storie: ha plasmato nel tempo le forme del paesaggio, la vita delle comunità e l’economia della zona, ispirando antichissimi culti e leggende popolari. Tra queste storie, dalla metà del Novecento diviene dominante la vicenda dell’industria idroelettrica, con il progetto, insieme strategico e drammatico, di modernizzazione del Paese che parte dal sacrificio del Piave-Boite-Vajont. Il documentario raccoglie le memorie del piccolo borgo di Vallesella di Cadore, che nei primi anni cinquanta, dopo la realizzazione dell’invaso di Centro Cadore, va sgretolandosi fisicamente e simbolicamente, e allarga poi lo sguardo sul paesaggio idroelettrico attuale, indagandone le percezioni e osservandone nuove forme d’uso e di “addomesticamento”, suggerendo relazioni su scale diverse e proponendo una riflessione sul senso dei luoghi, sul valore dell’acqua e sulla montagna passata e presente.

Interviene la regista Maria Conte.

In copertina: immagine dal film Lettera da Borgo Nuovo

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