Minoranze e toponomastica, quel parallelo (ardito) tra Alto Adige e Israele

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“La via del dialogo tra maggioranze e minoranze: Alto Adige/Südtirol e Israele a confronto” è il titolo di un incontro che si terrà il 17 ottobre (ore 17) nella sala Oberrauch di Legacoopbund (Corso Libertà 35) a Bolzano. Parteciperanno Mohammad Darawshe, direttore del Planning, Equality and Shared Society dell’Istituto Givat Haviva, Alberto Stenico, presidente dell’associazione Antenna e Francesco Palermo, senatore della Repubblica e direttore dell’istituto per lo studio del federalismo e del regionalismo dell’Eurac. L’incontro sarà moderato da Roberto Farneti docente di Unibz.

Tre le domande al centro del dibattito una particolarmente suggestiva: “Il modello altoatesino può offrire spunti utili per un sistema che regoli i rapporti tra i gruppi e tra maggioranze e minoranze in Israele”. Abbiamo chiesto al senatore Palermo di provare ad anticiparci una risposta possibile.

Senatore, ad un primo sguardo superficiale, l’unica cosa che sembra accomunare le due questioni sembra essere la stanchezza del dibattito. Non è così?

“In effetti, riguardo ad Israele, la delusione successiva al grande entusiasmo per gli accordi di Oslo ha “essiccato” il dibattito. Per quel che riguarda l’Alto Adige non so più cosa dire, c’è evidentemente molta stanchezza ed è penoso notare che non si riescano a chiudere accordi in un contesto come quello attuale. E’ evidente che qualcuno solleva questioni artificiali per mantenere interesse su temi identitari. Purtroppo, però, se per qualcuno è un problema, diventa un problema per tutti e tocca occuparsene anche se non sembrano questioni serie. Il disinteresse potrebbe fare alzare il livello di scontro”.

Vuole dirci che in Israele la questione della toponomastica dei sentieri di montagna non è ritenuta interessante. Mancano le montagne?

“Israele è un paese bilingue e, teoricamente, dovrebbe esistere una toponomastica bilingue, ma non è così. Sono in ebraico, arabo e inglese solo le segnalazioni principali, per esempio in autostrada, per il resto la normativa non viene rispettata”.

E questo non scatena l’ira della minoranza araba. Non si intravedono Abdul Knoll o Mohammed Urzì all’orizzonte?

“In Israele devono affrontare problemi più importanti. I tribunali si sono occupati anche di casi relativi alla toponomastica e la minoranza araba ha ottenuto alcune vittorie, ma i problemi maggiori riguardano le opportunità socioeconomiche e la partecipazione politica. I numeri dimostrano la grande disparità, solo per fare un esempio, i laureati arabi sono solo il 7% del totale, il tasso di disoccupazione è altissimo tra gli arabi e i salari medi arabi sono molto più bassi”.

A questo punto è inutile chiedere se in Israele sono sorte questioni relative alle statue di animali collocate sui ponti… La memoria, però, è spesso e ovunque trasformata in terreno di conflitto e occasione per creare nuovi scontri. Meglio l’oblio?

“Potrei citare numerosissimi esempi in Israele con provocazioni relative a luoghi o monumenti considerati sacri dall’una o dall’altra parte. Riguardo all’oblio, è ovvio che sarebbe meglio avere una coscienza e una memoria che non venissero utilizzate come un’arma contro il nemico o come il pretesto per nuovi scontri, ma a quanto pare questo fa parte solo del mondo ideale. Allora, forse, è davvero meglio la seconda scelta: l’oblio”.

Per chiudere, il paragone con Israele non mostra proprio quanto in Alto Adige le cose vadano bene e che, addirittura, non potrebbero andare meglio?

“Sì, forse è così, ma questo è il grave limite. In un contesto in cui le cose non potrebbero andare meglio ci ritroviamo a dover discutere di una serie di cose che riportano ad una situazione molto complessa. Sono pessimista proprio per questo, perché, nonostante le cose vadano meravigliosamente, continua a ribollire nella pancia della provincia un preoccupante astio”.

Massimiliano Boschi

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